Giubileo dei Seminaristi, Ministranti e Cresimandi [SCARICA]
Basilica Cattedrale, Lunedì 25 aprile 2016
E’ una gran bella festa quella che oggi celebriamo: la festa di san Marco, il primo degli evangelisti che mise per iscritto il Vangelo. Pur non avendo conosciuto personalmente Gesù, lo ʺincontròʺ grazie alla testimonianza di Pietro che fu talmente convincente e credibile da coinvolgerlo totalmente. Il Vangelo di Marco è il Vangelo del ʺcatecumenoʺ, del battezzando, del discepolo che vuole conoscere Gesù e mettersi alla Sua sequela: diventare cristiano. Quando leggiamo il Vangelo di Marco, ci sentiamo accompagnati fino a poter proclamare anche noi, con il pagano centurione: “davvero quest’uomo era Figlio di Dio!ʺ (Mc 15,39).
Nel passo evangelico che poc’anzi abbiamo ascoltato, si racconta il momento in cui Gesù ascende al cielo, scompare fisicamente dalla terra, ritorna da Colui che lo aveva mandato, il Padre. Inizia così il tempo della Chiesa, il nostro, che si concluderà con la parusia, il ritorno ultimo e definitivo di Gesù, coincidente con la ricapitolazione in Cristo di tutto ciò che è stato creato.
Se è vero che la Chiesa è il ʺprolungamentoʺ di Gesù nella storia, è anche vero che Gesù, prima di allontanarsi, affida alla comunità nascente il suo compito, la missione di andare in tutto il modo e proclamare il Vangelo a ogni creatura. Ed aggiunge: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannatoʺ.
Il motivo per cui la Chiesa è stata costituita è chiaro: evangelizzare. annunciare il Vangelo di Gesù. Nel trasmettere il Vangelo, la Chiesa deve coniugare il verbo ʺandareʺ : deve uscire dal proprio perimetro e deve attraversare le ʺnavateʺ del mondo per raccontare a tutti la bellezza dell’incontro con Gesù.
Dice bene Ermes Ronchi quando scrive:ʺL’Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l’intimo e il profondo; quella degli Apostoli, prima Chiesa in uscita, verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo, così come lo abbiamo conosciutoʺ.
Nell’invito categorico “Andate in tutto il mondo” c’è l’indicazione precisa per i Cristiani ad abbracciare tutti, nessuno escluso. Gesù aggiunge anche che ci saranno alcuni segni che accompagneranno i testimoni del Vangelo: essi scacceranno i demoni… imporranno le mani ai malati e questi guariranno: il primo segno dell’annuncio del Vangelo è la vita che viene sanata e la gioia che ritorna. L’altro segno è parlare lingue nuove: chi si apre alla fede, si apre all’incontro dell’altro nella sua diversità e differenza. La fede è incontro, relazione che include, che porta a comprendere l’altro anche quando la sua identità si esprime in una cultura diversa.
Gli Apostoli obbediscono all’invito di Gesù: partono e predicano dappertutto e non viene mai meno la presenza incoraggiante e sostenitrice del Signore, sempre in ‘sinergia’ con loro.
Cari seminaristi, cari ministranti e cari cresimandi, questo Vangelo è rivolto a voi particolarmente, anche se pensate, data la giovane età, di non essere ancora in grado di predicare e annunciare la bella notizia di Gesù.
A voi cresimandi e cresimande, che sarete confermati nel grande dono del Battesimo, il Sacramento che vi ha inseriti in Cristo divenendo figli di Dio, voi che vivete la stagione bella perché piena di stupore della pre-adolescenza e, al tempo stesso, aprendovi alla vita, cominciate ad incontrare le prime difficoltà esistenziali, rivolgo un’esortazione: per piacere, non dite addio alle comunità parrocchiali in cui siete accompagnati nella ricerca entusiasmante dell’incontro con Gesù. Dopo la Cresima ritornate, nelle vostre parrocchie: Gesù e la comunità guidata dal parroco vi aspettano. Non deludete le loro aspettative. E a voi catechisti e parroci, se i ragazzi non ritornano, mi permetto di dirvi: andate voi a cercarli, a casa per visitare le loro famiglie, per strada, nelle piazze, nei luoghi di ritrovo dove spesso essi trascorrono il tempo libero. Cari cresimandi, lasciate che vi parli come un padre responsabile: non cedete alle prime facili tentazioni; alcuni ʺvenditori di morteʺ vi seducono già con le loro proposte che possono danneggiare o rovinare irreparabilmente il vostro corpo nel quale è racchiusa la vita che non va sciupata. Siate capaci di andare contro-corrente con coraggio.
A voi ministranti, piccoli e grandi, a voi sono indirizzate più direttamente le parole di Papa Francesco quando dice: ʺnell’Eucarestia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza e l’efficacia della sua presenza. Non incontrate Gesù posto su un irraggiungibile trono alto ed elevato, ma nel pane e nel vino eucaristico, e la sua parola non fa vibrare gli stipiti delle porte ma le corde del cuoreʺ. Cari ministranti, Gesù vi vuole missionari: coinvolgete i vostri coetanei, raccontando loro che stare vicino a Gesù durante l’Eucarestia vi riempie il cuore di gioia.
A voi seminaristi del Seminario Teologico e della Comunità vocazionale, che state vivendo l’accompagnamento del discernimento per capire qual è il progetto di Dio sulla vostra vita, vi dico che il Vescovo con tutta la Chiesa ha fiducia in voi e spera in voi. ʺLa messe è molta ma gli operai sono pochiʺ, dice il Vangelo. Nella nostra Chiesa locale c’è tanto da progettare per evangelizzare il territorio ma abbiamo bisogno di nuovi sacerdoti, innamorati follemente di Gesù e del Vangelo. I seminaristi, insieme alle altre vocazioni, sono il segno e al tempo stesso la verifica di una pastorale bella e responsabile. Non vi scoraggiate, cari seminaristi, dinanzi alle prime ʺproveʺ: aprite il vostro cuore con fiducia e senza timore agli educatori, non sentitevi soli perché c’è una ʺfamiglia di famiglieʺ che è la Chiesa che, oltre alla vostra famiglia che vi ha messi al mondo, vi ha preso a cuore. Siete preziosi, ciascuno per la sua storia.
La Madonna, che custodiva nel suo cuore tutto ciò che accadeva nella vita di Suo Figlio, custodisca anche le nostre vite indicandoci, soprattutto nei momenti più difficili, la strada che porta a Gesù.
Sentiamoci tutti, sempre abbracciati e quindi mai abbandonati da Gesù, che è la Misericordia di Dio.
† Francesco Savino